Dipendenza da Gioco D’azzardo
Gioco D’azzardo
L’indicativo aumento dell’opportunità di gioco d’azzardo che si è manifestata negli ultimi anni, induce a inquadrare la questione delle conseguenze collegate al gioco d’azzardo come problema sociale. Le diverse tipologie di gioco d’azzardo presentano due caratteristiche peculiari. La prima riguarda le somme di denaro investite, la seconda si riferisce all’irreversibilità della scommessa.
Non tutti i giocatori sono di per se da considerarsi patologici, c’è chi gioca solo occasionalmente o gioca in base alle caratteristiche del momento.
Cos’è il Gioco D’azzardo?
L’american Psychiatric Association considera il gioco d’azzardo patologico come: ”un comportamento persistente, ricorrente e maladattivo, in grado di compromettere le attività personali, familiari o lavorative”, esso è riconosciuto come un disturbo del controllo degli impulsi non classificabile altrove.
Giocare d’azzardo è una consuetudine molto pericolosa.
Sono centinaia di migliaia gli esempi di persone che hanno rovinato la propria vita a causa dell’abitudine al gioco. Economie familiari rovinate da scommesse, carte, roulette. Famiglie ridotte sul lastrico, distrutte nei rapporti. Individui tanto affascinati dal brivido del rischio e dall’illusoria possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita grazie alla vincita da anteporre il gioco ai valori e agli affetti reali.
Il giocatore spesso dimentica la vita reale e i veri valori, la sua vita viene assorbita completamente dal gioco. Il pensiero del gioco è costante, incentrato sia sul momento in cui giocherà di nuovo sia su strategie da applicare la prossima volta; insegue le sue perdite nel tentativo, spesso illusorio, di recuperare le somme perdute e, perché no, magari aumentare la somma giocata. Diciamo spesso illusorie perché il giocatore patologico non gioca secondo coscienza ma in base ad un pensiero irrazionale e illogico. Infatti, il giudizio del giocatore tende a sopravvalutare le probabilità di successo, lo stile cognitivo è caratterizzato dall’illusione di essere abile nel controllare degli eventi per loro natura casuali.
Diversi studi indicano come gli adolescenti e i giovani adulti siano più vulnerabili rispetto la popolazione adulta, nello sviluppare una tendenza al gioco d’azzardo patologico.
Attualmente , il fenomeno del gioco d’azzardo è in forte aumento per via di alcuni mezzi moderni che hanno portato il gioco d’azzardo nella vita quotidiana di tutti. Ci riferiamo per esempio ai video poker, che ormai ornano molti locali come bar e pub. La presenza dei video poker nei locali pubblici naturalmente non trasforma gli individui in giocatori patologici; solo una tendenza già insita in loro può farlo. Eppure la facilità al gioco potrebbe risultare una sorta di avvio ad un processo degenerativo pericoloso.
Il gioco d’azzardo è associato a diverse problematiche non solo aggrava, come evidenziato, le problematiche pre-esistenti ma ne origina di nuove, in base all’età di riferimento, si assiste a: scarse performance accademiche, problemi economici, problemi interpersonali, problemi familiari, perdita della stima e del valore di se stessi…..
Cause del gioco D’azzardo
Le numerose conseguenze individuali e sociali legate al gioco d’azzardo hanno favorito lo studio del fenomeno per aumentare la comprensione e l’intervento terapico.
Blaszczynski e Nower (2002) hanno sviluppato un modello integrato del gioco d’azzardo patologico che cerca di integrare fattori biologici, di personalità, dello sviluppo, cognitivi e della teoria dell’apprendimento, delineando i diversi percorsi che portano allo sviluppo di sottogruppi di giocatori d’azzardo patologici.
Secondo Zuckerman c’è una connessione tra propensione al rischio come tratto di personalità e gioco patologico.
Le caratteristiche collegate a questo tratto sono analoghe a quelle del giocatore:
– ricerca del brivido tramite continuo desiderio di esperienze;
– disinibizione;
– tendenza a evitare situazioni poco stimolanti e quindi a provare inquietudine se le si sperimenta.
Anche Le Breton (1995) è d’accordo che l’assunzione di rischio (risk-taking) cresce mano a mano che il gioco diventa un’abitudine per il giocatore. Essi sovrastimano le probabilità che hanno di vincere e continuano a giocare perché prima o poi si rifaranno delle perdite.
Da ultimo si deve ricordare che gli eventi positivi sono appresi più velocemente e vengono memorizzati più a lungo di quelli negativi. I giocatori patologici ricordano le vincite che hanno innalzato il loro arousal e dimenticano le perdite (Dickerson, 1984). Sembra che l’innalzamento dell’arousal agisca da rinforzo nel mantenimento del gioco. Una variazione dell’arousal, unita ai tempi, ai luoghi e ai vari tipi di gioco, contribuisce a sviluppare la dipendenza dal gioco d’azzardo.
Sentimenti negativi come stress, depressione, solitudine, paura, ansia possono promuovere l’impulso al gioco. Dopo una dura giornata di lavoro o una discussione con un collega di lavoro o compagno/a, il tempo passato in una sala giochi o in un casinò può sembrare un’alternativa allettante. Ma ci sono metodi più salutari ed economici per gestire i momenti negativi. Il gioco viene visto come momento di fuga dalla realtà e una modalità per migliorare l’umore negativo.
Esistono quindi molteplici ragioni che possono incitare a prendere parte al gioco d’azzardo.
Terapia
Lo scopo delle terapie cognitivo-comportamentali deve essere quello di identificare e tentare di cambiare le distorsioni cognitive del giocatore d’azzardo patologico agendo su due fronti: quello cognitivo e quello comportamentale.
L’approccio cognitivo-comportamentale agisce sul controllo degli stimoli che vengono associati al gioco d’azzardo e si pone come obiettivo principale quello di rinforzare la capacità di coping per la prevenzione delle recidive. Questo approccio parte dall’assunto che gli stimoli scatenanti, siano essi interni o esterni, portano ad un’attivazione del sistema nervoso autonomo con una successiva attivazione dei pensieri di gioco sulla base dei quali si attiva un bisogno impellente di giocare, cioè una situazione di craving, che porta al comportamento di gioco patologico con recidive frequenti. Contemporaneamente, il deficit del controllo dell’impulsività connotato da una scarsa attività di coping e controllo prefrontale, da scarse capacità di problem solving, da incapacità di rimandare la gratificazione e una scarsa flessibilità nel rielaborare le proprie convinzioni. Si crea quindi una situazione patologica su cui gli approcci cognitivo comportamentali possono intervenire.