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Stalking

STALKING

stalking

La parola “stalking”, è un termine di lingua inglese che significa letteralmente “ fare la posta”,“appostarsi”, e che ben descrive l’atteggiamento e il comportamento di chi mette in atto molestie assillanti e per questo viene definito “stalker”.

Molestie, inseguimenti persecuzioni possono verificarsi sotto varie forme, anche sotto un’estrema dolcezza e un eccesso di attenzioni può nascondersi una violenza, possono nascondersi vere e proprie forme di persecuzione che vanno a minacciare e a ledere la libertà di essere di un individuo, l’oggetto delle attenzioni. Messaggi, chiamate, regali, fiori, sorprese possono diventare da segni d’affetto a strumenti che violano la privacy e spaventano chi è destinatario di tali atti. Il “molestatore assillante” manifesta un complesso insieme di comportamenti che vengono racchiusi in modo esaustivo dall’espressione “fare la posta” che comprende l’aspettare, l’inseguire, il raccogliere informazioni sulla “vittima” e sui suoi movimenti, comportamenti che sono quasi sempre “tipici” di tutti gli stalkers, al di là delle differenze rilevate di situazione in situazione.

Stalking

Il comportamento stalkizzante è stato delineato in modo più specifico, permettendo così di distinguerlo da comportamenti simili (Galeazzi G.M., Curci P., 2001). Per poter quindi parlare di stalking devono essere presenti tre caratteristiche tipiche:

  • lo stalker, agisce nei confronti di una persona con la quale può esserci stata una relazione di qualunque tipo, amoroso, professionale, occasionale. Questa ossessione può scaturire da una situazione reale, quindi vissuta con la vittima, oppure no, ma essere frutto dell’immaginazione del soggetto.
  • lo stalking, il comportamento dello stalker, si presenta tramite una serie di comportamenti basati sulla comunicazione e/o sul contatto, ma in ogni caso connotati dalla ripetizione, insistenza e intrusività;
  • i comportamenti di stalking pongono la vittima designata in una situazione di stress psicologico di allerta e di emergenza. Queste sensazioni possono essere legate al fatto che la vittima percepisce questi comportamenti come fastidiosi, intrusivi, oppressivi, ma può essere anche presente la preoccupazione per la propria incolumità fisica. Le vittime si sentono braccate.

Alcuni studi effettuati hanno distinto due categorie di comportamenti attraverso i quali si può attuare lo stalking. (Mullen P. E. & al., 2000)

  • Un primo esempio include quei comportamenti atti a comunicare in modo intrusivo gli stati d’animo, i bisogni dello stalker. Di conseguenza tutte le emozioni provate siano esse positive con vissuti amorosi, o emozioni aggressive come rabbia odio e sentimenti di vendetta, vengono comunicate alla vittima tramite l’ausilio di mezzi come telefono, computer, ma non c’è contatto diretto con la “stalking victim”
  • Un altro tipo di comportamenti di stalking è costituito dai contatti con la vittima, che possono essere indiretti quindi il “molestatore” pedina, sorveglia, segue l’oggetto delle sue ossessioni, oppure ci possono essere comportamenti di controllo diretto. In questo caso lo stalker può minacciare, aggredire la vittima, fare “sorprese” sotto casa o sul posto di lavoro.

Spesso si riscontrano molestie in forme miste in cui alla prima tipologia di azioni, in genere segue la seconda.

È importante ribadire che lo stalking non è un fenomeno omogeneo; è infatti difficile fare rientrare gli stalkers in una categoria diagnostica precisa o identificare la presenza di una vera e propria patologia mentale di riferimento. Gli stalkers non sempre hanno una conclamata patologia mentale, anche se alcuni tipi di azioni persecutorie possono essere messe in atto per la presenza di un quadro psicopatologico. Anche l’uso e l’abuso di sostanze, non è legato a comportamenti di tipo stalkizzante.

stalker

Sono state individuate cinque tipologie di profili di Stalkers, divisi in base alle motivazioni e ai bisogni che li spingono a mettere in atto comportamenti persecutori. (Mullen et al., 1999)

  • “il risentito”. Spinto dal desiderio di vendetta, di vendicarsi di un danno, un’offesa subita da parte della vittima. La difficoltà più grave riscontrata è la scarsa aderenza alla realtà: i comportamenti, secondo il suo giudizio, sono giustificati dal risentimento provato. “La vittima lo merita”.
  • “Il bisognoso d’affetto”. Motivato dal bisogno di amore, dalla ricerca di attenzioni. La vittima viene idealizzata, è l’ideale per lo stalker per sopperire alle mancanze affettive che prova. Il rifiuto dell’altro viene distorto, e reinterpretato dal molestatore come un voler essere corteggiato e desiderato, aumentando così le attenzioni.
  • “il corteggiatore incompetente”. Ha questo tipo di comportamenti opprimenti e assillanti nei confronti della vittima che sembra, ai suoi occhi, la persona perfetta, insostituibile e inimitabile. Il suo comportamento deriva da una scarsa competenza relazionale, tende quindi, in seguito ad un rifiuto a cambiare vittima, riproponendo gli stessi schemi comportamentali.
  • “il respinto” . Diventa un persecutore in reazione ad un rifiuto. Può essere l’ex (lasciato), che vuole riallacciare una relazione, oppure vendicarsi dell’abbandono subito. A differenza del precedente, è più duraturo nel tempo, non si lascia intimidire dai rifiuti, la persecuzione è per lui, comunque un rapporto esclusivo con la vittima, un legame che li lega, e lo rassicura dalla perdita totale dell’altra persona.
  • “il predatore”. Il suo scopo èavere rapporti sessuali con la vittima. Pedina, insegue, spaventa. La paura che provoca nell’altro lo eccita, lo stalker sperimenta un senso di potere anche nell’escogitare piani d’assalto. Può essere agito anche da persone con disturbi nella sfera sessuale, quali pedofili o feticisti.

 

 

18 Giugno 2014/da Dott.ssa Paci Chiara
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